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Datament

- Caterina Bascelli -

THE SUBTLE ART OF DREAMING

Being in front of the Great Britain Pavilion in the gardens of the 2018 Venice Architecture Biennale is an experience of strong suggestion, which allows you to immediately grasp what cannot be said in words. (Or at least that's what I've tried!)

I have seen many people enter and leave perplexed, a little confused and with the same question to ask at the entrance: "Is the pavilion closed or open? .. But is there nothing here?" Yes, that's right, there is nothing. Visiting the exhibition spaces we find ourselves in the presence of the void where there is no exhibition.

But is emptiness really empty? I wonder intrigued.

Slowly I walk through the tunnels. They are not immaculate: traces of previous installations remain on the walls. A woman takes a picture of a friend while she sips a wine or a prosecco from a glass and, a little further on, with a quick and unnoticed movement, a young Asian sticks a sticker on the wall: it is her professional business card!

There is potential in these empty spaces: they can be used temporarily and are open to all. I imagine a place in constant change. I imagine a space for debates and performances where students, actors, musicians and other passing figures can bring their ideas and thoughts - for the entire duration of the exhibition. I imagine children filling the floor with games and laughter. Yes, I guess, because it is the fundamental design medium for the construction of spaces. [...]

Suddenly, while the empty spaces offer the opportunity for reflection, discussion and open interpretation, insistent footsteps bring me back to reality: the pavilion is not completely forgotten.

I pay more attention and notice on the far side a set of very high railings marked by a continuous and almost constant rhythm of steps. It's a metal ladder mounted on scaffolding, where will it lead? I look around. Under a blazing sun a long line of smiling and sweaty people wait impatiently for 4 pm: they say it's tea time. I decide to go up too: the steep and demanding staircase puts a strain on breath and legs, but those who resist will certainly see their efforts rewarded.

An unexpected new space dominates the panorama of a poignant beauty. Only from up there does everything become clear: finally I can read the spatial freedom of the void, a void ready to be filled and lived.

- ERICA S -

The emptiness of the Great Britain Pavilion © Erica Scalcione for WMMQ

Il padiglione della Polonia decide di affrontare il tema dello spazio in una sfaccettatura diversa utilizzando dei dati informatici come fattori di sviluppo per la progettazione di case e città, portando alla luce come questi e le tecnologie moderne influenzino il nostro quotidiano e persino i luoghi del nostro abitare.

 Quante volte condividiamo una foto su Instagram? Quante volte cerchiamo informazioni su internet? Per studiare, leggere notizie, acquistare vestiti. O quante volte vediamo un film sulle piattaforme streaming?

Siamo perennemente connessi e quindi produciamo perennemente dati. Negli ultimi anni è forte il dibattito sull’utilizzo e del computational design e della modellazione parametrica che sfruttano l’utilizzo degli algoritmi per cercare soluzioni progettuali. Gli autori del padiglione della Polonia nella 18ª edizione della Biennale dell’Architettura si sono domandati se le soluzioni generate da intelligenze artificiali tramite algoritmi siano delle soluzioni pronte e perfette.

La risposta la propone il loro “The Laboratory of the Future” intitolato Datament, un esempio che permette di aprire il dibattito sull’infallibilità dei dati e delle risposte generate da questi ultimi. Nel padiglione, infatti, è sottolineato come a partire da una serie infinita di dati e un algoritmo che li processa le soluzioni generate da quest’ ultimo non corrispondono alle situazioni reali e come quindi l’algoritmo definito ha generato una serie di errori che ha portato a visioni distorte della realtà. L’architettura è stata integrata con il maneggiamento dei dati statistici e con lo sviluppo di un algoritmo in grado di analizzare la forma, le dimensioni, le disposizioni interne delle abitazioni in diverse aree geografiche. Il processo delineato è un processo che procede per step e ad ognuno di questi momenti è stato specificato quale errore l’algoritmo ha generato.

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Datament. I quattro appartamenti riferita ai territori/Stati

Foto di©N Marco Santomauro per WOO

Nel primo step che prende il nome di QUESITO si ha una raccolta di dati pubblicati che descrivono 239 stati e territori. L’errore generato in questo primo momento dipende dalla veridicità dei dati utilizzati in base alla validità della fonte. Il secondo step è la SELEZIONE: i dati sono stati sfoltiti grazie all’utilizzo di nove indici scelti arbitrariamente. L’errore qui è proprio la scelta arbitraria degli indici. Con INDICE si ha l’uniformazione degli indici utilizzati e la classificazione dei territori. L’errore è la mancanza stessa di informazione persa durante il processo. La SCELTA: i territori classificati vengono divisi in quattro gruppi in base alla saturazione dei dati rilevati e per ogni gruppo è stato scelto uno Stato/territorio rappresentativo. Questi quattro Stati/territori sono la Polonia, Il Messico, Hong Kong e Malawi, scelti perché presentavano le informazioni necessarie per poter proseguire nel processo e non perché i più rappresentativi del gruppo. Nei CALCOLI vengono per l’appunto calcolate le superficie di quattro appartamenti ognuna riferita ai territori/Stati scelti e ai bisogni vitali. L’errore che è stato generato in questo step è che ogni appartamento ha seguito le norme edilizie vigenti in Polonia anche se teoricamente dovrebbero essere situati in altre nazioni del mondo. Si ha poi il 2D, dove viene definito il perimetro delle case e la dimensione delle stanze calcolate in base al loro lato corto. Infine, esse vengono posizionate ad incastro per rispettare le dimensioni del padiglione. In questo caso la forma delle stanze non rispecchia criteri di funzionalità. Si conclude con la realizzazione dei modelli 2d e 3d e la produzione del padiglione stesso. Tutto questo si traduce in quattro strutture incastrate tra di loro in scala 1:1 che rappresentano queste abitazioni, realizzate tutte in acciaio colorato in modo differente in base al territorio/Stato che rappresentano.

Il risultato, come è stato già anticipato, non corrisponde alle abitazioni esistenti in questi paesi e quindi è evidente che dall’elaborazione di dati potenzialmente corretti si produce comunque un visone distorta della realtà a causa degli sbagli generati durante il processo. Anna Barlik, Marcin Strzala e Jacek Sosnowski, curatori di questo padiglione, invitano infatti a riflettere proponendo una manifestazione fisica di dati che altrimenti faremmo fatica anche ad immaginare e a trovare modi differenti per utilizzarli come fonte di conoscenza.

La proposta di questo laboratorio del futuro è quella di mettere in luce come i dati e le tecnologie moderne possono essere un forte sostegno per l’architetto che pianifica le case e le città del futuro ma che la sua presenza è imprescindibile e non possiamo credere nella loro totale autonomia. La riflessione si può quindi spostare sul ruolo dell’architetto stesso. Come osserviamo dalla breve analisi degli step di questo processo, vengono a mancare molti aspetti intrinseci dell’architettura. La generazione di spazi sensati, vivibili e funzionali è uno di questi. Come abbiamo visto l’algoritmo crea le stanze esclusivamente in base a delle misure non tenendo conto di contesti, funzionalità e confort o di chi deve abitare quello spazio. L’architetto è “la macchina” che deve filtrare queste informazioni e che non può essere sostituita. Sono da ricordare anche gli aspetti emozionali e le tradizioni legati a luoghi e persone, un tema che non può non essere considerato in questa biennale. La domanda forse da porsi è se in un processo coì serrato come quello che ci ha mostrato il padiglione della Polonia c’è spazio anche per l’aspetto emozionale dell’architettura o se vale la pena ridurre il tutto ad un flusso di dati. Conciliare questi aspetti sarà anche uno dei compiti che spetta all’architetto del futuro?

WOOTeam nel padiglione Polonia

Foto di ©N Marco Santomauro per WOO

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