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Time to Travel

We load the suitcases and we are ready to go. The goal is not the best known, but the conditions are excellent. After a night of travel, immersed in the snow, we cross the border with Austria. Destination Graz.

The group of travelers is fun and varied: students, teachers, university collaborators and a driver. Loads of sandwiches and cameras.

We arrive in a quiet, livable and organized city, with a high percentage of contemporary architectural works and a few Italian waitresses. The hand of the architects is recognizable, the "Grazer Schule" is not part of the university program and yet knowing it seemed important for our course of study. But architecture is not the only thing encountered on this trip and neither is beer or sacher. The university centers and the tour around the city have shown us a reality that is not too far away for kilometers, but different from ours. A different culture and way of experiencing the city, history and places. The profession of the architect is also this, to find the most suitable way of living. Four days of red roofs and immense windows, an unthinkable contrast sometimes (the Italian superintendency would not agree too much) but of wonderful effect.

Napping a bit, we went home (as they always say after a trip) with a suitcase full of interesting ideas to start again and let's admit, even full of chocolate.

Erica Scalcione // Chiara Silenus

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Photo  – Caterina Bascelli per WOO

La piazza principale è Piazza Majdan, intrisa di sentimenti patriottici. Oggi la sua superfice torna ad essere un luogo di scontri e guerriglie come lo è stata nel 2014 con le rivolte dei cittadini contro l’ex governo di Janukovyč. Due anni più tardi delle rivolte, nella piazza vi erano, in ricordo dei tragici eventi, le foto dei giovani caduti a causa di colpi di cecchini sparati sulla folla. Ricordo che la prima vista della Piazza l’ho avuta dall’alto, su una passerella sospesa che faceva apprezzare la maestosità di questo spazio collettivo unico.

Sullo sfondo si notavano alti edifici posti a semicerchio che fanno da cornice ad uno dei monumenti simbolo della piazza: Porta Liadski di carattere classicheggiante che, data la sua posizione, può essere considerata come un varco d’accesso. Sulla cima è presente una statua dell’Arcangelo Michele patrono della città. In linea d’aria troviamo il Monumento all’Indipendenza: una colonna celebrativa costruita in occasione dei dieci anni d’indipendenza del Paese. Anche quest’ultima in stile classicheggiante, arricchita da elementi dorati che richiamano le cupole delle chiese della città. Sulla parte finale della colonna c’è invece una statua di una divinità slava, figura che è stata assunta per simboleggiare il nazionalismo ucraino.

Patrimonio dell’UNESCO è invece il Monastero Pečerska Lavra che nasce sul monte Berestov all’interno della città di Kiev. Il complesso ricorda una roccaforte in stile barocco e roccocò caratterizzato dalle sfarzose cupole dorate citate anche in precedenza. Elemento di particolare interesse sono le catacombe situate al disotto del monastero. All’ingesso, come in ogni altro edificio di culto, le donne dovevano coprirsi il capo con una sorta di foulard scuro. In queste catacombe, profonde anche fino a quindici metri, vennero conservate le mummie dei monaci considerati santi. I corpi sono adagiati in piccole nicchie lungo i percorsi completamente bui illuminati solamente da alcune candele. Particolare è la devozione dei fedeli che si osservava in questo luogo di pellegrinaggio e il forte è il senso di spiritualità che ti invade.

Le altre chiese visitate furono: la Cattedrale di San Vlodymyr, sempre in centro città, costruita in stile neobizantino con sette cupole alcune dorate e altre di colore blu e una facciata molto riconoscibile di colore giallo. La chiesa è situata vicino alla zona universitaria di Kiev. Ricordo che la sede dell’università mi colpì molto: in stile neoclassico ma di un colore rosso vivo inaspettato.

L’ultima fu la Cattedrale di San Pancrazio, circondata da bellissimi giardini. La facciata bianca e rossa questa volta era sormontata da grandissime cupole nere. Nel momento in cui la visitai i fedeli stavano svolgendo una celebrazione particolare in cui le donne portavano in chiesa grandissimi mazzi di fiori.

Questi edifici fortunatamente non sono stati colpiti dai bombardamenti ma in tutta l’Ucraina numerose sono le chiese e i luoghi di culto danneggiati. Le cupole di Kiev oggi non brillano in un cielo limpido e sereno ma osservano dall’alto i tragici eventi che accadono in città e nel resto del paese.

– di Caterina Bascelli

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